Occhi di gemma e rose del deserto
Temi e simboli nell’opera di Calogero Buttà
Bella e appassionata l’analisi di Calogero Buttà sul ritratto, dal quale l’artista fa trapelare l’essenza di ognuno senza bisogno di parole. L’infanzia e la fanciullezza sono indagate con estrema partecipazione ed intrinseca delicatezza, con tratto e velature soffuse capaci di trasmettere la dolcezza sovrana della tenera età, i bronci e gli sbuffi dettati dal capriccio, i sogni quasi palpabili, i timori negli occhi grandi appena luccicanti di pianto.
Tacitamente l’aspetto muta, e si modella sullo stato di coscienza dell’uomo e col trascorrere del tempo diventa l’immagine dei sentimenti, dei desideri, delle aspirazioni di tutto l’essere: intensi i ritratti della maturità ove le espressioni rimandano a qualcosa di profondo che si agita nell’animo, e il volto diviene palco sul quale divengono protagonisti istinti, emozioni, paure che prorompono nella forma, nei tratti, nell’incarnato, nelle espressioni, nelle rughe.
La figura femminile appare carica d’un fascino antico, mediterraneo, incorniciata di riccioli corvini e lucenti che, al pari di guerrieri, avvincono con i loro vortici, o da vellutate ciocche rosse, ardenti come fiamme che s’insinuano, inesorabilmente, anche nelle crepe più strette del cuore. Capelli, nodi d’amore, memori delle trame magiche ed indissolubili che, fluttuando, incorniciano The Lady of Shalott di William Holman Hunt, che palpitano nel bagliore di un notturno o sono irradiati dalla carezza della luce diurna. Sono donne magiche e misteriose, quelle di Calogero Buttà, con sorrisi accennati, sognanti e maliziosi, a volte distanti, proiettate in una dimensione diversa ed irraggiungibile, per questo ancor più seducenti. I volti gentili dei Ritratto di ragazza, Lo scialle, Selvatica posseggono occhi vivi e penetranti come di gemma, luccicanti ed accesi come da un sapere ancestrale e, spesso, un sentire appena malinconico, come di sibille condannate a conoscere ciò che sarà.
Lo sguardo, gli occhi, divengono elemento preponderante nello studio dell’artista, che ne sottolinea, con accuratezza, la capacità evocativa, suggerendo panorami interiori che travalicano la percezione dei sensi, sprofondando la visione dell’osservatore nell’ arcano e nella bellezza.
Occhi, dunque come stelle, ma anche le mani sono soggetto particolarmente caro all’artista: rappresentano l’intenzione che diviene azione, in esse risiede il potere della creazione, l’arte che eleva gli uomini verso dimensioni spirituali e che rende l’essere umano simile a Dio. Albrecht Dürer le dipinse protagoniste di un dialogo muto per sottolinearne la capacità espressiva nella sua famosa tavola Cristo tra i dottori, poiché l’intreccio delle dita, i gesti, i cenni, permettono di comunicare senza parole e di disquisire anche del sacro.
Incisiva, commossa, intrisa di pathos la trattazione della condizione d’umiltà che nell’interpretazione pittorica di Calogero Buttà diviene lirica in La carità, ove i colori, giocati sui toni del grigio e dell’azzurro, affermano la solenne dignità dell’effigiato che, nella sua povertà, è capace di donare ammonendo a non fermarsi all’esteriorità o a qualsiasi forma di definizione dell’umano. In questo modo la tematica non scade nell’aneddotica rappresentazione di una scena malinconica, ma possiede una potenza comunicatrice che ne stempera, poeticamente, la drammaticità. La senilità, l’imperfezione, la malattia, sono indagate con notevole sensibilità dall’artista che delinea, di volta in volta, la scena e l’accende con brillanti pennellate, come a voler alzare il velo dell’ottusità ed entrare nell’intimo della solitudine. Il linguaggio realistico, utilizzato dall’artista, rende viva l’immagine, così il dramma della sofferenza, dettata dall’infermità o dall’inesorabilità del tempo, è presentato come domanda di significato e non come sigillo ultimo e disperato sulla vita.
Altro tema amato all’artista è il deserto, che possiede un’ accezione e una valenza ricchi di contenuti mistici nonchè contemporanei: in mezzo alle difficoltà, ogni attimo della vita diventa prezioso oltre misura, un “luogo” pittorico ed emblematico da attraversare, ove l’unica certezza è quella della propria fragilità. Questo posto inospitale insegna ad apprezzare il valore delle cose nell’epoca ove tutto è frastuono, funzionalità, omologazione, conformismo. Il deserto possiede una saggia ambivalenza: territorio aspro, racchiuso nella fissità del suo orizzonte, ma anche terra vergine, metafora viva di quella parte della nostra anima non contaminata. Nasce la collezione dedicata all’Oriente e ai suoi protagonisti: Narghilè, Nel deserto, L’araba, Pastore d’Oriente ove ritorna la necessità di “conoscere” il deserto, i suoi spazi, i suoi silenzi per ascoltare la sapienza del cuore, riscoprire l’essenziale per dare voce ai sentimenti più autentici. Questa analisi, come le altre tematiche affrontate dall’artista, propone una riflessione sull’obiettivo che ognuno ricerca per dare significato all’esistenza, scoprendo d’incanto che esso non è mai solo una cosa, bensì il senso che collega le cose, la bellezza, l’arte, l’amore, che diviene fonte continua di meraviglia, stupore e letizia.
Antonella Nigro

 

Gem-like Eyes and Desert Roses
Themes  and Symbolism in Calogero Butta's workThe beautiful and interesting analysis proposed by Calogero Buttà concerns the art of portraiture to truly capture the essence of a person. Children and adolescents are delicately examined using bright lines and brush strokes expressing lovely and pouting sullen children while their big dreamy and frightened eyes are filled with tears. All appearances start changing, slowly, reflecting the internal state, the feelings, the desires and the aspirations of every human being. Calogero Buttà also depicted compelling adult portraits as the clearest reflection of a deeply distressed soul expressing instincts, emotions and fears through body posture and gesture by looking at developing wrinkles as the metaphor of aging effect. Old-fashioned Mediterranean women featuring dark-black hair and velvety red locks are depicted as powerful characters entering the deepest parts of the human heart. Hair and love knots are, here, inspired by William Holman Hunt's The Lady Shalott portraying a dreamlike atmosphere by applying the darklight technique. Mysterious and sensual women slighly smiling with an appealing and malicious look emerge from the artist's canvas like A Portrait of a Girl, The Shawl, The Wild  drawing delicate faces, intense and lively gem-like eyes suggesting either a deeply ancestral knowledge or anguish just like the sybils influenced by their profecies. Eyes and gaze play here a central role being able to achieve perception beyond ordinary sight leading, thus, the viewer along beautiful and unknown paths. Eyes and hands, like stars, are important to suggest the mystic power of creation and art that can raise man to a higher spiritual level making him to be like God. For instance, gesturing hands come together in the centre of Albrecht Dürer's oil painting Christ Among the Doctors to emphasize, anyway, their great capacity for interpretation. Gestures and interlaced fingers represent, moreover, the most effective non-verbal tool to express meanings or simply to express sacred themes. Calogero Buttà, however, adheres more closely to humility and pathos  expressed through The Charity focusing on a combination of shades of grey and sky blue revealing how the poor depicted in the painting solemnly exhorts not to judge others based on appearances and actions without knowing them. Art has here the power to communicate the effective ways of dissolving rigid judgments without the slightest trace of melancholy. Furthermore, Buttà explores the theme of senility pointing out the physical decline and disease through intense brush strokes that express the artist's desire for lifting the veil of foolnishess into his inner communion. By using realistic language, the artist can help the observer to understand the pain due to illness and time that passes extremely quickly but not the last hopeless life seal. The spiritual-modern desert itself is a central character connected with the value of each instant of our life and depicted as a picturesque-symbolic 'place' where, in effect, their weaknesses can become strenghts. Such uncomfortable locations may teach to appreciate the things we have in a world plunged by chaos, utilitarianism, homologation and conformism. Nevertheless, the desert has an ambivalent meaning: a rigid place with a fixed horizon, on one hand, and a virgin land representing the very purest part of a human soul. The range of Oriental art Hookah, In the Desert, The Arab, The Oriental  Shepherd puts a bit more emphasis on the importance of 'exploring' desert spaces and silences listening to the heart voice and rediscovering the true essence of feelings. In conclusion, Calogero Buttà's investigation tends to attribute relatively high importance to life so as to highlight that the essence of the thing itself, closely connected with beauty, art and love, can become a costant source of astonishment, wonder and happiness.(traduzione di Giovanna Della Porta )